La consigliera regionale spiega i motivi del mancato rinnovo della convenzione Aied
“L’ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto – dice il consigliere regionale Monica Acciarri – è da sempre un punto di riferimento regionale per il servizio di interruzione volontaria della gravidanza. Servizio offerto alle donne residenti nella nostra provincia, nel rispetto totale della Legge 194/78. Infatti tale servizio chirurgico è offerto entro i primi 90 giorni e, cosa rara in Italia, anche oltre quando ricorrono le circostanze ex lege. Da alcuni anni poi viene offerta anche l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica utilizzando il farmaco RU486. Farmaco che evita l’intervento chirurgico. Tutto nel rispetto del protocollo della Regione Marche, che ci ha visto selezionati come secondi nella Regione, dopo solo Senigallia”.
“Il percorso che deve fare la paziente applicato a chi si rivolge al SSN – spiega la consigliera – è ben descritto nella Legge 194/78. La donna deve rivolgersi al consultorio familiare di riferimento e, senza appuntamento, viene immediatamente e gratuitamente presa in carico. Vengono analizzate le possibili soluzioni ai problemi che rappresenta e, qualora non ci siano altre soluzioni, viene certificata la sua volontà di interrompere la gravidanza. Trascorsi sette giorni da questa certificazione, posti dal legislatore per un eventuale ripensamento, la paziente può ricorrere all’aborto rivolgendosi alle strutture pubbliche accreditate. In un percorso completamente gratuito, garantito dalla legge e nel rispetto della privacy. L’interruzione chirurgica, per chi si rivolge al pubblico, è chiaramente eseguita in anestesia generale. Questo per evitare alla paziente, che ricordiamolo è una donna prima che una paziente, sofferenza su sofferenza”.
“La convenzione pluriennale con l’AIED – continua Acciarri – era dovuta al fatto che storicamente e per molti anni i medici ginecologici del nosocomio ascolano erano tutti obiettori. Per questa ragione c’è stata la necessità di fare una convenzione con il privato. Da alcuni anni, però, all’ospedale Mazzoni di Ascoli hanno preso servizio ginecologi non obiettori, attualmente 4, disponibili a fare questo tipo di intervento. E dal mese di settembre 2022, dopo numerosi incontri, anche l’ospedale di Ascoli è in grado di offrire il servizio di interruzione volontaria di gravidanza. Esattamente come quello di San Benedetto. Interruzioni entro il 90° giorno chirurgiche e farmacologiche e interruzioni in alcuni casi anche oltre il 90° giorno.
Non si comprende, dunque, la reazione contro una decisione che non intacca minimamente l’offerta. Che viene invece garantita da una struttura pubblica in maniera del tutto gratuita per le pazienti. E senza oneri aggiuntivi per il bilancio dell’AST di Ascoli Piceno che negli ultimi anni ha pagato per l’attività di professionisti esterni fino a 90.000 euro l’anno”.
“Tra l’altro – aggiunge la consigliera regionale – mentre la paziente che si rivolge al Consultorio pubblico inizia un percorso del tutto gratuito, chi si rivolge all’AIED inizia un iter con alcuni costi a proprio carico. Costi per una serie di prestazioni senza le quali l’AIED stessa non emette il certificato indispensabile per poter effettuare l’intervento. C’è poi da considerare un fatto basilare. Mentre le donne che si rivolgono al pubblico faranno il loro intervento chirurgico sotto anestesia, evitando dolore fisico, chi si rivolge all’AIED farà il proprio intervento chirurgico senza la presenza di un anestesista. Da paziente sveglia e cosciente.
Sono del tutto infondate, poi, le accuse di chiusura del servizio di IVG in ospedale nel periodo estivo e festivo. Deve essere chiaro a tutti che nei due ospedali pubblici della provincia di Ascoli Piceno, le interruzioni volontarie di gravidanza non solo vengono offerte a tutte le donne residenti nella nostra provincia, ma viene loro offerta una prestazione in assoluta sicurezza, senza dolore e del tutto gratuita. Nel pieno rispetto della Legge n. 194 del 1978″.